Le Terapie Farmacologiche

 

Il primo approccio alla terapia del dolore è sempre farmacologico: purtroppo l’uso improprio, spesso autogestito, dei medicinali rende il paziente dubbioso sulla reale efficacia degli stessi. In realtà se è abbastanza facile curare un dolore acuto di recente insorgenza o dei semplici “mal di schiena” che si presentano occasionalmente, quando il dolore si presenta più spesso o diventa cronico i farmaci di uso comune non bastano più, dimodochè molti pazienti arrivano da noi dicendo: “Ho provato tutto ma non mi funziona più niente…”. La terapia medica conserva un ruolo importante, solamente variano le classi di farmaci utilizzate e spesso è necessario ricorrere a politerapie.


I cardini di una buona terapia sono i seguenti:
1) La terapia va eseguita alla lettera nei modi e nei tempi prescritti, eventuali effetti collaterali o indesiderati vanno comunicati senza indugio al medico che prenderà le necessarie contromisure: non vanno effettuate riduzioni o aumenti di dosaggio né di durata del trattamento
2) E’ buona cura del medico spiegare nel dettaglio la funzione di ogni farmaco prescritto, i suoi possibili effetti collaterali ed eventuali effetti indesiderati
3) E’ fondamentale spiegare al paziente cosa ci si aspetta da un farmaco e in che tempi, perché i farmaci non funzionano tutti nello stesso modo

 Le classi dei farmaci utilizzati nella cura del dolore:

a) Antinfiammatori
b) Neuromodulatori
c) Antidolorifici

a) gli antinfiammatori

Sono i presidi di uso più comune e possono costituire una soluzione quando il dolore è magari acuto e di media intensità, ma transitorio: quando il disturbo è duraturo o ricorrente non possono essere più considerati una soluzione. Va cercata subito la causa del sintomo (es. mal di schiena = diagnostica con RX, RMN) e, se non si tratta di patologia chirurgica, integrare l’antinfiammatorio con le altre classi di farmaci e con la terapia fisica. Gli antinfiammatori sono suddivisi in varie classi ma, chi più chi meno, usati a lungo producono effetti nocivi specialmente a carico del sistema gastrointestinale e cardiocircolatorio, senza considerare le possibili interazioni con farmaci antiaggreganti e anticoagulanti assunti per altra patologia. Per questo motivo gli antinfiammatori sono farmaci utili sul lungo periodo solo se associati ad altre classi medicinali che permettono di ridurne i dosaggi.

b) i neuromodulatori

Tutti i dolori in qualche modo sono riconducibili ad un interessamento delle vie della sensibilità dolorifica: per tale motivo è stato introdotto l’uso di farmaci che interferiscono con le modalità di trasmissione del dolore sulle vie nervose a tale scopo deputate. Questo è un modo per controllare il dolore mettendo l’organismo in condizioni di “sentirlo” di meno e quindi sopportarlo meglio. Si tratta di terapie ad ampio respiro e di lunga durata che fanno uso di antiepilettici, ansiolitici ed antidepressivi perlopiù a bassi dosaggi: è importante spiegare ai pazienti che questi farmaci dai nomi inquietanti non vengono utilizzati con la loro indicazione primaria, ma con lo scopo di modulare la sensazione del dolore e in modo generalmente privo di rischi. Questi presidi possono essere utilizzati per lunghi periodi in quanto funzionano per accumulo, ovverosia dopo 7-14 giorni dall’inizio della terapia, confinando gli affetti collaterali più fastidiosi (sonnolenza, apatia, astenia) solo al primo periodo di assunzione. E’ spesso fruttuosa la loro associazione con gli antinfiammatori di cui potenziano l’azione permettendo di ridurne il dosaggio giornaliero.

c) gli antidolorifici

E’ una delle classi di farmaci più utilizzate, e comprende le morfine e i loro derivati, ovverosia in genere i farmaci che utilizzano i recettori per gli oppiacei. Sono farmaci che possono essere utilizzati con molta tranquillità nel controllo del dolore se gestiti da mani esperte, in quanto gli effetti collaterali (alcuni dei quali pericolosi, tipo la stipsi, la depressione respiratoria e l’ottundimento del sensorio) possono creare problemi che spesso non possono essere gestiti a livello domiciliare, anche considerando l’eventualità di assuefazione e/o astinenza. Ripeto, non sono farmaci che possono essere gestiti autonomamente dal paziente e necessitano di una rigorosa informazione: sono in ogni caso utili e da utilizzare in caso di dolore cronico, anche se attualmente hanno un ottimo impiego anche nel dolore post-operatorio. Hanno inoltre il vantaggio di essere usati efficacemente in diverse formulazioni: in gocce, compresse, intramuscolo, endovena, mediante cerotti transdermici.

Questo breve excursus sulle terapie farmacologiche non ha pretesa di completezza e volutamente parla in termini generici delle classi farmacologiche, in quanto l’uso dei farmaci è consentito solo sotto controllo medico e dopo aver fatto diagnosi: qualora la terapia di scelta sia farmacologica a maggior ragione va modulata e rivista nel tempo dal clinico. L’automedicazione spesso è pericolosa, oltre che insufficiente.